All'Erasmus Medical Centre di Rotterdam, alcuni ricercatori hanno prodotto un virus, variante dell’H5N1 (influenza aviaria) in grado di scatenare una pandemia capace di uccidere la metà della popolazione mondiale. Secondo il virologo Ron Fouchier, alla guida di questo team di ricercatori, sarebbero sufficienti appena 5 variazioni genetiche per portare a termine il processo di trasformazione del virus della peste aviaria, che per il momento ha mietuto 500 vittime, in un agente patogeno in grado di uccidere il 50% della popolazione dell’intero globo. Alcuni esperimenti condotti sui furetti, il cui sistema di respirazione presenta alcune analogie con quello degli esseri umani, hanno dimostrato la sua capacità di diffusione. Secondo Ron Fouchier sostiene che questo è con ogni probabilità il virus più letale che si possa immaginare e studiarlo servirà a prevenire eventuali pandemie.
Il virologo comunque intende pubblicare i risultati della sua ricerca.
Sono però di diverso avviso molti esperti in materia che preferirebbero che lo studio in questione non venisse pubblicato. Un infettivologo dell’Università di Brescia, Giampiero Carosi, sostiene che, da un lato la ricerca è giusto che sia pubblicata allo scopo di prevenire eventuali pandemie, ma dall’altro lato sarebbe cosa assai pericolosa pubblicarla, causa bioterrorismo. Negli Usa, a differenza dell’Italia, si è data molta attenzione alla notizia e le polemiche non sono affatto mancate.
Secondo Thomas Inglesby, esperto di bioterrorismo e direttore del Centro per la Biosicurezza dell’Università di Pittsburgh, è davvero una pessima idea quella di trasformare un virus letale in un virus letale e altamente contagioso. Così come quella di pubblicarne i risultati che altri potrebbero copiare.
Il tema merita di sicuro di essere approfondito nei minimi dettagli.
Il virologo comunque intende pubblicare i risultati della sua ricerca.
Sono però di diverso avviso molti esperti in materia che preferirebbero che lo studio in questione non venisse pubblicato. Un infettivologo dell’Università di Brescia, Giampiero Carosi, sostiene che, da un lato la ricerca è giusto che sia pubblicata allo scopo di prevenire eventuali pandemie, ma dall’altro lato sarebbe cosa assai pericolosa pubblicarla, causa bioterrorismo. Negli Usa, a differenza dell’Italia, si è data molta attenzione alla notizia e le polemiche non sono affatto mancate.
Secondo Thomas Inglesby, esperto di bioterrorismo e direttore del Centro per la Biosicurezza dell’Università di Pittsburgh, è davvero una pessima idea quella di trasformare un virus letale in un virus letale e altamente contagioso. Così come quella di pubblicarne i risultati che altri potrebbero copiare.
Il tema merita di sicuro di essere approfondito nei minimi dettagli.
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