Il nuovo business delle scommesse virtuali, la cui introduzione è datata 2006 con il decreto Bersani, dovrebbe partire tra 6/7 mesi e consentirà, a coloro che amano scommettere, di eseguire puntate direttamente tramite la Rete, al banco dei centri sportivi/ippici e delle agenzie specializzate o mediante appositi terminali self service, presenti all’interno dei principali luoghi di gioco, a condizione che i gestori abbiano la licenza di pubblica sicurezza rilasciata dalle Questure.
Quindi parliamo di eventi veri e propri, come ad esempio corse di cavalli partite di calcio ecc, che vengono generati da un computer e quindi non impegneranno più di tanto dal punto di vista mentale gli scommettitori (sarà poi vero per chi ha questo vizio?) sia per la loro durata (non superiore ai 2 minuti) che per fattori esogeni conseguenti, quali la mancanza di stress per fare la fila all’ippodromo o al centro scommesse e l’assenza dei rischi di rinvio dell’evento per maltempo.
In Gran Bretagna, il business delle scommesse virtuali ha riscosso risultati positivi. Il meccanismo di funzionamento è alquanto semplice: lo scommettitore potrà seguire in real time l’evento virtuale e puntare la propria giocato (puntata minima 0,50 €) che sarà controllata da Sogei, società operante nell’ICT, totalmente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
A chi andranno gli incassi? Ovviamente ai concessionari italiani e al ministero dell’Economia e delle Finanze, le cui stime iniziali per ciò che concerne la raccolta sarebbero di 500 milioni per il primo anno di attività, di 600 per il secondo e di 700 per il terzo. Un business che almeno in linea teorica è destinato a salire.
La vincita sarà divisa all’80%-90% per il giocatore e il restante 10%-20% andrà allo Stato.
La forbice varierà in base all’operatore di gioco.
Per ciò che concerne gli orari di gioco si dovrebbero evitare sovrapposizioni con gli orari degli eventi reali. I concessionari non vedono di sicuro di buon occhio questo business, soprattutto il “fronte ippico” che vede nella rapidità corse virtuali una seria minaccia per le scommesse negli ippodromi, in netta discesa da diverso tempo.
Quindi parliamo di eventi veri e propri, come ad esempio corse di cavalli partite di calcio ecc, che vengono generati da un computer e quindi non impegneranno più di tanto dal punto di vista mentale gli scommettitori (sarà poi vero per chi ha questo vizio?) sia per la loro durata (non superiore ai 2 minuti) che per fattori esogeni conseguenti, quali la mancanza di stress per fare la fila all’ippodromo o al centro scommesse e l’assenza dei rischi di rinvio dell’evento per maltempo.
In Gran Bretagna, il business delle scommesse virtuali ha riscosso risultati positivi. Il meccanismo di funzionamento è alquanto semplice: lo scommettitore potrà seguire in real time l’evento virtuale e puntare la propria giocato (puntata minima 0,50 €) che sarà controllata da Sogei, società operante nell’ICT, totalmente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
A chi andranno gli incassi? Ovviamente ai concessionari italiani e al ministero dell’Economia e delle Finanze, le cui stime iniziali per ciò che concerne la raccolta sarebbero di 500 milioni per il primo anno di attività, di 600 per il secondo e di 700 per il terzo. Un business che almeno in linea teorica è destinato a salire.
La vincita sarà divisa all’80%-90% per il giocatore e il restante 10%-20% andrà allo Stato.
La forbice varierà in base all’operatore di gioco.
Per ciò che concerne gli orari di gioco si dovrebbero evitare sovrapposizioni con gli orari degli eventi reali. I concessionari non vedono di sicuro di buon occhio questo business, soprattutto il “fronte ippico” che vede nella rapidità corse virtuali una seria minaccia per le scommesse negli ippodromi, in netta discesa da diverso tempo.
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