L’argomento “il wifi nuoce alla salute umana” è uno dei più dibattuti in senso assoluto, per la precisione a partire dal 202 con l’Appello di Friburgo, dove sulla base di studi medici venivano fatti presenti i danni della comunicazione senza fili, a prescindere dall’utilizzo ai
campi elettromagnetici pulsati. Ebbene, dal 2002 ai nostri giorni, il numero delle connessioni wireless, da intendere come Wifi e WLAN è decisamente aumentato, tanto è che gli hotspot sono dappertutto, dalle abitazioni private alle scuole, dagli aeroporti agli hotel, dalle stazioni alle biblioteche, dagli internet cafè agli uffici privati.
Insomma, se il wifi nuoce alla salute, come si diceva già nel 2002, come sarebbe lo scenario attuale, nel 2013?
Le pareti attenuano di certo il segnale, ma le radiazioni passano ugualmente. In ogni caso, negli ambienti esterni, la distanza dell’utente dall’hot-spot corrisponde comunque mediamente a 30 metri, mentre il livello espositivo dipende dal numero di trasmettitori, dalla conformazione dell’ambiente interno (struttura edifici) e la distanza dalle postazioni multimediali.
Negli ambienti con più utenti, fra cui le classi scolastiche, i livelli di esposizione sono decisamente alti. Quali sono i sintomi di una prolungata esposizione alle radiazioni WiFi? Specificando a priori che non tutti i soggetti reagiscono alla stessa maniera, i soggetti maggiormente elettrosensibili avvertono giramenti di testa, nausea, vertigini, spossatezza, calo dell’attenzione. Ci sono state alcune ricerche che mettono in evidenza come l’elettromagnetismo possa comportare danni al DNA. Tuttavia, visto che non è stato possibile dimostrare questa tesi nei laboratori, lo studio in questione non viene accettato dalla comunità scientifica.
Sta di fatto comunque che gli studi dedicati all’argomento “il wifi nuoce alla salute umana” non sono poi tantissimi, a fronte di numerosi testi incentrati sulle radiazioni da cellulare. Molto probabilmente, perché il protocollo wifi è ancora troppo giovane. A tal proposito, uno studio ha dimostrato che esporsi ininterrottamente alle radiazioni wifi corrisponde ad una chiamata da cellulare della durata di 20 minuti.
Insomma, se il wifi nuoce alla salute, come si diceva già nel 2002, come sarebbe lo scenario attuale, nel 2013?
Le pareti attenuano di certo il segnale, ma le radiazioni passano ugualmente. In ogni caso, negli ambienti esterni, la distanza dell’utente dall’hot-spot corrisponde comunque mediamente a 30 metri, mentre il livello espositivo dipende dal numero di trasmettitori, dalla conformazione dell’ambiente interno (struttura edifici) e la distanza dalle postazioni multimediali.
Negli ambienti con più utenti, fra cui le classi scolastiche, i livelli di esposizione sono decisamente alti. Quali sono i sintomi di una prolungata esposizione alle radiazioni WiFi? Specificando a priori che non tutti i soggetti reagiscono alla stessa maniera, i soggetti maggiormente elettrosensibili avvertono giramenti di testa, nausea, vertigini, spossatezza, calo dell’attenzione. Ci sono state alcune ricerche che mettono in evidenza come l’elettromagnetismo possa comportare danni al DNA. Tuttavia, visto che non è stato possibile dimostrare questa tesi nei laboratori, lo studio in questione non viene accettato dalla comunità scientifica.
Sta di fatto comunque che gli studi dedicati all’argomento “il wifi nuoce alla salute umana” non sono poi tantissimi, a fronte di numerosi testi incentrati sulle radiazioni da cellulare. Molto probabilmente, perché il protocollo wifi è ancora troppo giovane. A tal proposito, uno studio ha dimostrato che esporsi ininterrottamente alle radiazioni wifi corrisponde ad una chiamata da cellulare della durata di 20 minuti.
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