In caso di raffreddore, di mal di testa o di febbre alta, uno dei primi farmaci più impiegati è il paracetamolo, un farmaco che può essere preso anche in gravidanza e in allattamento.
Un recente studio condotto da diversi ricercatori europei ha fatto chiarezza sul meccanismo di azione del paracetamolo e sui suoi effetti tossici nei casi di sovradosaggio.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications nel dicembre del 2011.
Il paracetamolo è il principio attivo di vari farmaci, come ad esempio Tachipirina, Termol, Efferalgan, Normaflu, ecc. Ora, dopo aver individuato in che modo la molecola del paracetamolo agisce, i ricercatori hanno iniziato a lavorare su un nuovo farmaco in grado di limitare ai minimi termini gli effetti nocivi sull’organismo.
Considerando che i farmaci contenenti il paracetamolo come principio attivo sono assunti anche in gravidanza, la loro sicurezza non è da mettere in discussione.
I problemi si possono verificare nel caso di sovradosaggio.
Il ricercatore Julian Crane ha scoperto che la somministrazione di paracetamolo in bambini che hanno meno di 15 mesi aumenta del doppio le probabilità di asma e del triplo la probabilità che sviluppino allergie.
I ricercatori hanno individuato il procedimento relativo al funzionamento del paracetamolo, grazie all’osservazione della soglia di dolore di alcuni topi usati come cavie da laboratorio: si è tenuto in considerazione il tempo di passaggio prima che le cavie alzassero la zampa dalla superficie surriscaldata. La somministrazione di paracetamolto prolungava il tempo in cui le cavie tenevano la zampa a contatto con la superficie surriscaldata.
Nella ricerca si è scoperto che la proteina TRPA1, presente sulla superficie delle cellule nervose, sia la molecola necessaria affinché il paracetamolo sia un antidolorifico efficace. Quando veniva eliminata la proteina TRPA1, la sostanza non dava più benefici. Scendendo nei dettagli, i ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di paracetamolo induce la formazione di una sostanza nociva, la cui sigla è NAPQUI, che nei casi di sovradosaggio causa effetti collaterali nel midollo spinale e nel fegato.
Un ricercatore de King’s College di Londra, David Anderson, il quale ha partecipato attivamente allo studio, sostiene che una volta individuato il meccanismo di funzionamento del paracetamolo, è possibile lavorare per creare una molecola con gli stessi benefici, ma, al tempo stesso, meno nociva per l’organismo in caso di sovradosaggio.
Un recente studio condotto da diversi ricercatori europei ha fatto chiarezza sul meccanismo di azione del paracetamolo e sui suoi effetti tossici nei casi di sovradosaggio.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications nel dicembre del 2011.
Il paracetamolo è il principio attivo di vari farmaci, come ad esempio Tachipirina, Termol, Efferalgan, Normaflu, ecc. Ora, dopo aver individuato in che modo la molecola del paracetamolo agisce, i ricercatori hanno iniziato a lavorare su un nuovo farmaco in grado di limitare ai minimi termini gli effetti nocivi sull’organismo.
Considerando che i farmaci contenenti il paracetamolo come principio attivo sono assunti anche in gravidanza, la loro sicurezza non è da mettere in discussione.
I problemi si possono verificare nel caso di sovradosaggio.
Il ricercatore Julian Crane ha scoperto che la somministrazione di paracetamolo in bambini che hanno meno di 15 mesi aumenta del doppio le probabilità di asma e del triplo la probabilità che sviluppino allergie.
I ricercatori hanno individuato il procedimento relativo al funzionamento del paracetamolo, grazie all’osservazione della soglia di dolore di alcuni topi usati come cavie da laboratorio: si è tenuto in considerazione il tempo di passaggio prima che le cavie alzassero la zampa dalla superficie surriscaldata. La somministrazione di paracetamolto prolungava il tempo in cui le cavie tenevano la zampa a contatto con la superficie surriscaldata.
Nella ricerca si è scoperto che la proteina TRPA1, presente sulla superficie delle cellule nervose, sia la molecola necessaria affinché il paracetamolo sia un antidolorifico efficace. Quando veniva eliminata la proteina TRPA1, la sostanza non dava più benefici. Scendendo nei dettagli, i ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di paracetamolo induce la formazione di una sostanza nociva, la cui sigla è NAPQUI, che nei casi di sovradosaggio causa effetti collaterali nel midollo spinale e nel fegato.
Un ricercatore de King’s College di Londra, David Anderson, il quale ha partecipato attivamente allo studio, sostiene che una volta individuato il meccanismo di funzionamento del paracetamolo, è possibile lavorare per creare una molecola con gli stessi benefici, ma, al tempo stesso, meno nociva per l’organismo in caso di sovradosaggio.
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